ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ

ΤΑ ΚΕΛΛΙΑ ΤΗΣ ΤΗΝΟΥ
Και στα Κελλιά με χρώματα άσπρα και ήλιο μεθούν

martedì 20 marzo 2018

GIORNATA DELLA DISCONNESSIONE: come diventare vivi (NAPOLI, 21 marzo 2018)

Mercoledi' 21 marzo 2018
GIORNATA DELLA DISCONNESSIONE:

come diventare vivi

lunedì 12 marzo 2018

DIASPORA E FILELLENISMO ITALIANO DURANTE L'INSURREZIONE DEL 1821



Verso la fine del ’700 si rileva a Napoli e in Europa una corrente di forte filellenismo, in concomitanza con le vittorie ottenute dall’imperatrice Caterina II di Russia, durante la prima guerra russo-turca (1768-1774). 
Un lavorio politico si osservava in tutte le comunità diasporiche sensibili al risorgimento della nazione. 
A Napoli, nei caffè dei greci, frequentati da militari e da mercanti di passaggio, dalla seconda metà del Settecento, in concomitanza con la guerra russo-turca, si parlava molto di politica e dell'imminente risorgimento della Grecia. 
Allo scoppio, nel marzo del 1821, dell’insurrezione dei greci, nessuno in Europa poteva prevedere che essa avrebbe minato la Santa Alleanza.
Alla società segreta ΦΙΛΙΚΗ ΕΤΑΙΡΕΙΑ avevano aderito quattordici greci della diaspora in Italia: tre di Barletta, tre di Livorno, cinque di Napoli, due di Trieste e uno di Pisa. 
Entro breve tempo la scintilla greca faceva divampare un incendio che si estese oltre l’Egeo e il Levante.
Invano i governi restaurati in Europa tentarono di contenere la corrente filellenica che la “greca virtù” favorì e scatenò.
Il latente liberalismo si ridestò appena vide i “sudditi” cristiani dell’impero Ottomano “scuotersi  colle proprie mani il gravosissimo giogo” (Mario PIERI, 1842).
E così in Europa “cresceva per la Grecia il favore e l’entusiasmo dei generosi”.
Il movimento liberale europeo passa alla controffensiva, rifuggendo così dai rischi di arroccamento, dopo i fallimenti del 1820-1823. Organizzerà comitati di sostegno, invierà armi, munizioni e volontari, raccoglierà fondi, guiderà proteste, promuoverà spettacoli teatrali e sensibilizzerà con articoli l’opinione pubblica in favore dei combattenti greci. 
Certamente un notevole contributo alla nascita del filellenismo diedero sia la svolta della cultura verso gli studi classici -gli scavi di Ercolano diedero una spinta decisiva in tal senso- ma anche i numerosi libri dei viaggiatori stranieri che nel ‘700 e nel primo ‘800 visitavano l’Italia meridionale e la Grecia oppressa.
Molti italiani, fuggiti da Napoli e dal Piemonte, si proponevano di “versare per la Grecia il sangue che non avevano potuto spargere per la propria patria” (Ippolito NIEVO, 1867).
Contemporaneamente molti veterani dei reggimenti borbonici, originari di Chimara in Epiro, rientravano da Napoli per sostenere la lotta dei fratelli. Uno dei più noti era Spiro Spiromilio (1800-1880), nipote di Andrea Varfi.
Già nel 1822 si trovavano nel Levante insorto più di seicento volontari europei, prevalentemente reclutati dai comitati filellenici tra i veterani delle guerre napoleoniche.
I comitati filellenici più attivi in Italia erano quelli sorti a Pisa e a Livorno. 
Nella battaglia di Peta (1822) centinaia di patrioti del battaglione filelleno cadevano per la causa greca.
Lord Byron morirà a Missolungi nel 1824. A Sfacteria cadrà nel 1825 il piemontese Santorre di Santarosa. 
Raffaele Poerio, Giovanni Romey, Cesare Rossaroll, Vincenzo Pisa, i fratelli de Conciliis, Michele Carrascosa, Giuseppe Scarpa, Michele Cremesi, Giuseppe Isaia, Serafino D’Auria, Camillo e Gaetano Villani, Giovanni Graziani e tantissimi altri esponenti protorisorgimentali del fuoriuscitismo meridionale sostennero attivamente la lotta dei combattenti greci.
Dopo lo scontro navale di Navarino del 1827 con la disfatta della flotta ottomana, in alcune vetrine del centro di Napoli venivano esposti i ritratti dei rivoluzionari greci.
Inoltre, a Napoli, dal 1828 in poi molte sovvenzioni vennero elargite dal sodalizio storico dei ‘nazionali greci’ per consentire il rimpatrio di numerosi connazionali, desiderosi di stabilirsi nel nuovo Stato. 
Il 14 maggio 1828, Ch. Nikolaidis scriveva questa lettera ai governatori e fratelli della Chiesa ortodossa di Napoli: 
Αναχωρών δια την αγαπητήν μας πατρίδα με την ελπίδα να την ωφελήσω και από πλησίον, καθώς και μακρόθεν ενήργησα οπωσούν δια το καλόν της, στοχάζομαι περιττόν να σας διηγηθώ τί έκαμα δια την πατρίδα, και τί ελπίζω να κάμω, επειδή ό,τι και αν κάμη τις δια την πατρίδα είναι χρέος του. Αρκούμαι μόνον να σας φανερώσω την δι΄εμέ καλήν απόφασιν να καταβώ εις την Ελλάδα.







lunedì 5 marzo 2018

Il filellenismo tedesco nella guerra di liberazione greca del 1821 (Regine Quack-Manoussakis, 1984)

Regine Quack-Manoussakis

I volontari tedeschi nella guerra di liberazione greca del 1821

Pubblicato in versione html da miti3000, nella traduzione di Valerio Furneri questo prezioso contributo sul filellenismo tedesco di Regine Quack Manoussakis
Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare il libro della stessa autrice:
Der Deutsche Philellenismus während des griechischen Freiheitskampfes 1821-27",
pubblicato da: R. Oldenbourg Verlag München 1984 (285 S., ISBN 3-486-52031-8).
https://www.miti3000.it/mito/varie/regina.htm



Sulla partecipazione dei volontari tedeschi alla guerra di liberazione della Grecia abbiamo informazioni inedite attraverso le loro stesse testimonianze costituite da memorie, diari, resoconti di viaggio e semplici lettere. La principale corrente dei volontari che da diversi paesi europei andarono in Grecia si limitò essenzialmente ai primi due anni di guerra e cioè dal 1821 fino alla fine del 1822. Tra questi i tedeschi costituirono il più forte gruppo  nazionale con all'incirca 250 partecipanti. Quasi la metà di questi uomini morì in Grecia, la maggior parte per malattia ed una minoranza sul campo di battaglia come accadde soprattutto a Peta. Poco più di 100 volontari fecero ritorno in Germania dopo un periodo di pochi mesi o tutt'al più di un anno.


Epigrafe ai Filellenici caduti nella battaglia di Peta il 4. luglio 1822. (foto Pavlos     Manoussakis)EPIGRAFE AI FILELLENICI CADUTI NELLA
BATTAGLIA DI PETA IL 4. LUGLIO 1822. 
Venti tra questi tedeschi tornati in patria scrissero le loro memorie; alcune furono pubblicate dalla stampa di allora mentre molte altre rimasero inedite. Complessivamente possiamo dire che un quinto dei volontari rientrati in Germania ha reso noto per iscritto le proprie esperienze in Grecia. Il tono che conia tutte queste memorie è quello di una profonda delusione e noi ci dobbiamo chiedere da dove nasca questa delusione. Dobbiamo domandarci concretamente con quali  idee ed aspettative i volontari partirono, come hanno vissuto l'impatto con la realtà greca e come hanno elaborato ed infine giudicato le loro esperienze.





Copertine di diariCOPERTINE DI DIARI
Prima del 1821 la nuova Grecia rimaneva per una larga parte di pubblico pressoché sconosciuta in Germania. Di contro l'ammirazione per la Grecia dell'antichità del tempo del Classicismo era sconfinata presso le cerchie colte. Quando poi all'inizio del 1821 giunsero nei principati danubiani i primi annunci di una sollevazione sotto Alexandros Ypsilantis, si accese in Germania un interesse oltremodo vivo. Poco dopo, il 25 marzo (6 aprile secondo il calendario occidentale) del 1821 la bandiera della rivoluzione venne issata anche a Morea ed ancor prima che questa fosse conosciuta in Germania, apparve il famoso programma per l'insurrezione "Rinascita della Grecia" del lipsiano prof Wilhelm Traugott Krug. 

Friedrich Thiersch Medaglia di bronzo 1860 museo OttobrunnFRIEDRICH THIERSCH MEDAGLIA 
DI BRONZO 1860 
MUSEO OTTOBRUNN



Seguirono nelle settimane e nei mesi successivi innumerevoli scritti singoli, trattati sui giornali ed intere serie di articoli come quelli seguiti con molto interesse apparsi anonimi nella Augsburger Allgemeine Zeitung scritti dal  Professor Friedrich Thiersch di Monaco. Tutti questi scritti avevano come obiettivo di illuminare il pubblico tedesco sui nuovi greci e di giustificare la loro rivolta. L'idea di base era che la Grecia non fosse un qualunque paese dove era 

WILHELM MÜLLER
scoppiata una rivolta, bensì il luogo di nascita della formazione, delle belle arti e delle scienze, il paese che era diventato preziosa proprietà dell'intera umanità. In generale si aveva la sensazione di essere in debito con gli antichi greci, e con gioia adesso si raccoglieva la vantaggiosa occasione di poter ripagare con i nuovi greci i vecchi debiti. 


Allo stesso modo numerosi poeti ed in particolare anche poetesse posero la loro Musa al servizio dei greci. Tra questi la personalità più emergente fu quella di Wilhelm Müller, il quale coi suoi oltre 50 "Canti dei Greci" accompagnò questo popolo durante la sua intera battaglia di liberazione e come "Cantore della libertà greca" è eternato da un monumento nella sua città d'origine Dessau.
Fin dall'inizio ci fu concordanza in Germania sul fatto che i greci dovessero essere sostenuti nella loro lotta contro i turchi. In diverse città furono fondate associazioni di sostegno ai greci. Tra queste l'associazione di Stoccarda, con componenti come Ludwig Uhland e Gustav Schwab, ed il beneplacito del governo nello stato sudoccidentale un pò più liberale, acquisì presto un ruolo centrale, dal settembre del 1821 cominciarono a raccogliersi i volontari a Stoccarda e la società si occupava del loro equipaggiamento, vettovagliamento e trasporto in Grecia. Nove spedizioni navali organizzate da associazioni tedesche in collaborazione con associazioni di aiuto svizzere partirono fino alla fine del 1822  da Marsiglia verso diversi porti del Peloponneso. Tra i maggiori partecipanti oltre a Francesi, Italiani e Polacchi vi erano, come già menzionato, circa 250 tedeschi.
Una raccolta di ufficiali europei che si affrettavano ad aiutare la Grecia nell'anno 1822, litografia di A. CheyereUNA RACCOLTA DI UFFICIALI
EUROPEI CHE SI AFFRETTAVANO
AD AIUTARE LA GRECIA NELL'ANNO
1822, LITOGRAFIA DI A. CHEYERE
MUSEO STORICO NAZIONALE, ATENE

Alla nostra domanda iniziale, con quali motivazioni i volontari tedeschi intrapresero il loro viaggio in Grecia, non sarà data una risposta monocausale. Si deve ritenere che la decisione di prendere parte alla campagna di Grecia non sia stata presa collettivamente ma che in ciascun singolo abbia operato una serie di cause. A riguardo essi stessi si esternarono successivamente nelle loro memorie: oltre coloro i quali erano veramente entusiasti ci sarebbero stati anche molti ufficiali la cui carriera in patria era stroncata. Altri ancora sarebbero stati talmente infelici o delusi da volere o dovere abbandonare le loro famiglie e la patria. Altri infine sarebbero stati semplici cavalieri di fortuna o buoni a nulla. 




Tempio di Zeus a Nemea -- La Porta dei Leoni di MiceneSOPRA; TEMPIO DI ZEUS A NEMEA
SOTTO;LA PORTA DEI LEONI DI MICENE
PARTICOLARE DALL'OMONIMO QUADRO
DIPINTO A ROMA NEL 1830.
(MUSEO OTTOBRUNN)
Nei fatti è difficile valutare quali motivi nel gruppo dei volontari abbiano prevalso, se quelli degli altruisti, partiti solo per amore verso la Grecia, o quelli di coloro che avevano interessi personali. A mio parere è però sbagliato, giudicando l'insuccesso finale delle spedizioni, prescindere da una motivazione idealistica dei volontari. Perché allora proprio quegli uomini che si erano decisi a servire la Grecia, non solo con la penna ma anche con la spada, non sarebbero rimasti toccati da tutti i contenuti idealistici ai quali fu legata la questione greca? perché proprio loro sarebbero dovuti rimanere freddi, mentre ampie cerchie dell'opinione pubblica tedesca ardevano formalmente d'amore per i greci? Un caloroso entusiasmo venne già constatato a Marsiglia tra i volontari tedeschi. Perciò li si chiamò scherzosamente "Salvatori della Grecia". Ma alle autorità francesi alle quali i volontari stranieri avevano portato turbamento in città, e che pertanto cercavano di impedirne il flusso permanente, era chiaro che un tale entusiasmo per i greci poteva essere soltanto il prodotto di una veemente propaganda filellenica in Germania.
Cosa si aspettavano dunque questi uomini quando giunsero alla meta del loro viaggio? Si erano immaginati la Grecia come una sorta di Paradiso, ed in effetti l'attrazione del paese del sud fu come un incantesimo. Così costoro nelle loro memorie riportarono con entusiasmo di fiori rigogliosi ed alberi carichi di frutti in pieno inverno e lo sguardo del paesaggio greco ispirò perfino alcuni ad effusioni poetiche. Anche i resti toccanti "dei tempi antichi" suscitavano stupore e ammirazione. 
  
L'incontro con la gente fu essenzialmente più problematico. Ci si era immaginati i greci come gli eroi delle guerre persiane. Al posto dei quali sugli stranieri essi fecero un effetto flemmatico "secondo il modello orientale" e ai quali mancavano le permanenti manifestazioni di un acceso patriottismo. Inoltre i volontari avevano contato sull'entusiasmo e la gratitudine dei greci e li spiazzava il fatto che ad esempio veniva richiesto loro del denaro per il trasporto dalla nave a terra dei bagagli.
Carl Friedr Leberecht Conte di Normann-EhrenfelsCARL FRIEDR LEBERECHT
CONTE DI NORMANN-EHRENFELS
Durante la peregrinazione dei volontari attraverso il Peloponneso e la Terraferma Greca ci furono molti conflitti tra questi e gli indigeni. Tali sgradevoli esperienze sono raccontate in modo estremamente dettagliato e spesso con esagerazione e molta amarezza nelle memorie. Tuttavia io non credo che il vero motivo della loro profonda delusione sia da vedere in ciò. Dobbiamo cercare altrove.
Per quanto molteplici o egoistiche possano anche essere state le motivazioni personali per le quali i volontari partirono, così senza dubbio la loro principale comune richiesta fu quella di combattere al fianco dei greci contro il nemico turco. A molti però non si offrì mai una volta durante il loro intero soggiorno, di prendere parte ad uno scontro regolare. Ma spesso i volontari dimostrarono tutta la loro buona volontà. Così ad esempio essi si diressero nella fortezza di Navarino, che era già stata conquistata dai greci, ricostruirono la distrutta cinta muraria, misero a posto i ritrovati pezzi d'artiglieria. Essi organizzarono un regolare servizio di guardia ed effettuarono ricognizioni nei dintorni e fino alle fortezze marittime di Modon e Coron; e, ancora, quando all'inizio del 1822 il conte Normann giunse lì con una piccola truppa di filelleni e dovette subito fermare l'aggressione di una piccola flotta turca, per ringraziamento fu nominato dai greci comandante della fortezza di Navarino.
"Battaglia e primo assedio di Atene, Idea di I. Makrygiannis, dipinto nel 1836 da P. Zografos. (National Historisches Museum, Atene)", Idea di I. Makrygiannis, dipinto nel 1836 da P. Zografos.BATTAGLIA E PRIMO ASSEDIO DI ATENE
Anche ad Atene dove l'Acropoli era ancora in mano ai turchi i soccorritori stranieri avevano reso testimone l'intera città su come, in mancanza di tutti i mezzi, costruissero scale d'assalto e producessero altri strumenti d'assedio. E nelle vicinanze di Patrasso, durante la campagna d'Epiro, racconta il medico di reggimento Elster, la gioia presso gli stranieri sarebbe stata così grande alla sola notizia del presunto avvistamento di un corpo di cavalleria turco, e questi avrebbero subito richiesto nell'atteso combattimento  di formare la prima linea. Anche nei diversi attacchi, come quello alla fortezza del Palamidi a Nauplia nel dicembre 1821, conclusosi con un insuccesso (la fortezza fu poi conquistata nel novembre del 1822) o come quello sferrato all'Acropoli di Atene nel maggio 1822, i volontari combatterono sempre nelle prime file.
Tempio di Teseo, Acquarello di C.W. v. Heideck (Museum Ottobrunn). Qui fu sepolto il volontario     tedesco Wilhelm Ulrich Christian von Stralendorff. Egli cadde nel maggio 1822 nello sfortunato tentativo d'assedio     dell'Acropoli di Atene.TEMPIO DI TESEO
Aggiungasi a ciò che molti ufficiali tedeschi si erano aspettati non di servire come soldati semplici, bensì di comandare un corpo di soldati greci per insegnar loro successivamente l'arte della guerra europea. Nella convinzione che essi avrebbero avuto questo ruolo in Grecia, i filelleni in Germania rafforzarono il loro sostegno ai volontari, come fece, ad esempio, Friedrich Thiersch. Ma per l'intera durata della guerra d'indipendenza non ci fu in Grecia un esercito regolare. I greci conducevano una sorta di guerriglia contro un nemico numericamente di gran lunga superiore. In questa guerra era perciò prioritario ridurre al minimo le perdite umane. Le imboscate erano preferite rispetto all'attacco aperto e le fortezze venivano espugnate con l'assedio e la fame piuttosto che con l'assalto.
Per i volontari, molti dei quali avevano preso parte alle campagne contro Napoleone ed erano abituati ad un regolare ordine di battaglia, questa guerra era totalmente incomprensibile. Essi, che spinti dal valore andavano apertamente incontro al fuoco nemico, interpretavano come vigliaccheria il comportamento dei greci che ai primi colpi sparati dai nemici si nascondevano dietro le rocce.
Il titolo "Descrizione di un viaggio entusiasmante" è ironico. Questo libro di F.A. Lessen è     uno tra i più negativi sulla Grecia. L'autore di "Viaggio d'un ufficiale tedesco" è Ferdinand von KiesewetterDESCRIZIONE DI UN VIAGGIO
ENTUSIASMANTE
E quando vedevano i greci durante l'inverno seduti ai caffè anziché prepararsi alla successiva campagna primaverile li reputavano fannulloni e privi di amor patrio. L'unica cosa che ai volontari fu presto molto chiara era che nelle date circostanze, in cui mancavano il potere di un governo e un'organizzazione militare, essi sarebbero stati condannati all'inattività e che pertanto la loro presenza era inutile.
Sta qui a mio avviso il principale motivo della grande delusione dei volontari. Molti giustificavano di fatto la decisione di rientrare in patria con questo argomento e che in questo essi siano almeno in parte sinceri è dimostrato dal seguente fatto: seppur questi uomini hanno velocemente lasciato la Grecia per lo più sono rimasti convinti dell'idea originaria, ossia che la Grecia dovesse essere liberata dai turchi. È significativo che numerosi scrittori di memorie, nonostante tutta l'amarezza e la delusione espresse nelle loro opere, augurino di cuore ai greci la vittoria nella loro battaglia di liberazione. Qualcuno aggiunge anche i propri consigli su come risolvere per il meglio la questione greca.
Nella Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung del 25. Dic. 1823 vengono recensite le memorie del     volontario  H.J. Kiefer  (vedi appendice Nr.6). Oggetto della critica dei volontari erano principalmente le associazioni a     sostegno dei greci. Il presidente della associazione di Darmstadt  Ernst Emil Hoffmann si oppose ripetutamente nei     giornali come anche nel rapporto dell'associazione "Sguardo della realtà" ad accuse di ogni tipoFRANKFURTER OBER-POSTAMTS-ZEITUNG


Le memorie dei volontari rientrati in patria, pubblicate interamente durante gli anni venti del diciannovesimo secolo in diversi luoghi degli stati del Deutscher Bund (la Confederazione Tedesca), avevano come meta primaria di illuminare il pubblico sulle reali condizioni in Grecia. Il messaggio non trascurabile di questi scritti era che con l'invio di piccole truppe di volontari non si sarebbe dato ai greci nessun aiuto effettivo. Alcuni di questi scritti contengono anche un espresso monito a coloro che avevano ancora voglia di combattere, a recarsi in Grecia.


Il titolo "Descrizione di un viaggio entusiasmante" è ironico. Questo libro di F.A. Lessen è uno tra i più negativi sulla Grecia. L'autore di "Viaggio d'un ufficiale tedesco" è Ferdinand von Kiesewetter
Nella Frankfurter Ober-Postamts-Zeitung del 25. Dic. 1823 vengono recensite le memorie del volontario  H.J. Kiefer. Oggetto della critica dei volontari erano principalmente le associazioni a sostegno dei greci. Il presidente della associazione di Darmstadt  Ernst Emil Hoffmann si oppose ripetutamente nei giornali come anche nel rapporto dell'associazione "Sguardo della realtà" ad accuse di ogni tipo.



Vogliamo, adesso lanciare uno sguardo a come i filelleni, che in Germania proseguivano con la penna a combattere per i greci, reagirono a questo messaggio: l'accoglienza dei volontari nella loro patria fu pronunciatamente fredda. I primi rapporti di viaggio pubblicati incapparono immediatamente nella più feroce critica sui giornali (e altrove). Ciò significò che a partire dal 1822 iniziò una polemica tra coloro che erano rimasti in patria ed i volontari rientrati, che si protrasse per anni e che non mancò di durezza né da una parte né dall'altra.
Ai volontari venne continuamente rinfacciato che a causa del loro breve soggiorno in Grecia non potevano formulare alcun giudizio sulle reali condizioni del paese, che essi condannavano così duramente i greci solo perché non erano riusciti velocemente a soddisfare tutti i loro egoistici desideri e che si affrettavano a pubblicare i loro foschi resoconti di viaggio per ripagarsi almeno una parte dei costi sostenuti per il viaggio.
Che i filelleni rimasti in patria non fossero pronti, a causa delle affermazioni dei volontari rientrati, di rivedere o anche solo di modificar la loro preconcetta opinione sui greci risulta tra l'altro abbastanza chiaro in una critica apparsa nel 1828 nei "Brockhausschen Blättern für Literarische Unterhaltung"; dove la colpa per il fallimento delle spedizioni viene interamente addossata ai volontari, che sarebbero stati perlopiù avventurieri con sciocche aspettative, dei grandissimi inesperti totalmente spogli di presupposti morali e materiali. Nessuno però si chiedeva chi avesse fomentato e spedito questi uomini con così tante idee sbagliate.
Tali giudizi complessivi sui volontari si sono diffusi sino ad oggi presso alcuni ricercatori filellenici. Particolarmente Kyriakos Simopoulos, che con la sua opera in cinque tomi intraprende un meritevole tentativo di rendere nota al pubblico greco la vastissima produzione letteraria straniera sulla guerra di liberazione greca, caratterizza la maggioranza dei volontari come avventurieri con mentalità mercenaria e privi di un qualsivoglia sentimento filellenico. Anche agli organizzatori delle spedizioni e  esponenti delle società filelleniche lancia l'accusa di avventurieri e conclude sostenendo che le spedizioni di volontari abbiano danneggiato la Grecia politicamente, economicamente e moralmente e che questi ultimi coi loro negativi resoconti di viaggio abbiano creato una voce nemica dei greci e portato a soccombere l'intero movimento filellenico in Europa Centrale.
Thiersch aveva elaborato il suo "Vorschlag" già nell'agosto 1821. Ma venne ostacolato dal     governo Bavarese su pressione di quello austriaco, alla diffusione dello stesso.THIERSCH AVEVA ELABORATO IL...
Le mie conclusioni dopo lo studio delle relative fonti sono opposte. Secondo me l'invio di volontari in Grecia nei primi due anni di guerra fu un errore di programmazione. L'impresa scaturì dalla buona volontà di molti uomini valorosi, ma comportò anche alcuni fraintendimenti. Uno dei quali consisteva nel riversare nella realtà della Grecia moderna, immutato, l'ideale classico, ed un altro fu che i filelleni in Germania nei primissimi mesi di guerra intesero ripagare al meglio con aiuti militari il debito di riconoscenza nei confronti dei greci antichi, per i quali avrebbero incassato i loro successori, ossia i greci moderni. Perciò l'insuccesso fu legato fin dal principio all'intera impresa. I soccorritori stranieri non poterono adeguarsi alla difficile situazione in Grecia, alla quale non erano affatto abituati, e pertanto tornarono in patria senza aver reso ai greci nessun effettivo servizio.
Thiersch aveva elaborato il suo "Vorschlag" già nell'agosto 1821. Ma venne ostacolato dal governo Bavarese su pressione di quello austriaco, alla diffusione dello stesso. 


"La caduta di Mesolongi" dipinto di Emile de Lansac (Pinacoteca di Mesolongi). LA CADUTA DI MESOLONGI
Le spedizioni di volontari vennero sospese alla fine del 1822 e ciò accadde essenzialmente per due motivi: in primo luogo gli esponenti delle "associazioni greche" dovettero infine riconoscere l'inutilità della loro impresa, come fu infatti dimostrato dal fatto che la truppa fino allora più grande e meglio equipaggiata, la cosiddetta "Deutsche Legion" (Legione tedesca) non poté essere d'aiuto al governo greco, anzi in breve tempo si dissolse. In secondo luogo la condanna ufficiale della rivoluzione greca da parte delle grandi potenze, al congresso di Verona nel dicembre del 1822, costituì per anni uno sbarramento all'intero movimento filellenico. Questo si manifestò non soltanto nella cessazione degli aiuti militari, ma anche in una chiara privazione del conforto morale nella forma degli scritti filellenici.
Carl Wilhelm Barone von Heideck, litografia di Hanfstaengl, 1833 (Museum Ottobrunn)CARL WILHELM BARONE VON HEIDECK
Il sentimento di compartecipazione al destino del popolo greco non fu mai del tutto sopito e nel 1826 quando tutta l'Europa seguì l'eroica difesa da parte dei greci della città di Mesolongi circondata dai turchi, nacque in Germania un nuovo dinamico entusiasmo del filellenismo al quale parteciparono non solo il popolo ma anche le più alte cariche governative. Primo fra questi il Re Ludwig di Baviera che fin da principio intraprese il rinnovato tentativo di aiutare militarmente i greci. Nel 1826 egli inviò un gruppo di 15 ufficiali e sottufficiali al soldo delle casse statali bavaresi. La loro guida, il tenente colonnello Von Heideck (il quale oltre alla professione militare si dedicò con Grande successo anche alla pittura) grazie al suo operato in Grecia si acquistò la fiducia del presidente Kapodistrias e la stima del popolo greco.


Ma anche ai volontari tedeschi dei primi anni, dei quali principalmente ci siamo occupati, alla fine non è stata negata ogni riconoscenza. Anche se essi non poterono contribuire immediatamente alla riuscita della guerra di liberazione greca, ed anche se il loro più rinomato esponente, il conte Von Normann-Ehrenfels quanto a celebrità non poteva certo misurarsi con lord Byron, genio poetico idolatrato in tutta Europa, non di meno essi offrirono alla Grecia un grosso sacrificio, già solo per il fatto che il prezzo di sangue che pagarono fu mostruosamente alto. E che questo sacrificio venne apprezzato nel dovuto modo lo testimoniano eloquentemente alcuni testi e tavole stampati in appendice. 
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L'autrice, una filellena tedesca in Grecia
 Regine Quack Manoussakis nasce a Berlino. Cresce nella parte occidentale della città divisa durante la guerra fredda. Frequenta il Französisches Gymnasium che nel 1989 ha festeggiato il suo 300° anniversario dalla fondazione voluta dal Principe Elettore in onore della numerosa popolazione di ugonotti. Successivamente studia romanistica e storia alla Libera Università di Berlino. Durante il periodo liceale soggiorna per un anno negli Stati Uniti d'America come studentessa di scambio. Lo studio universitario di Berlino è interrotto da due semestri a Friburgo. Seguono due anni di pratica per l'abilitazione all'insegnamento nei licei, abilitazione acquisita sostenendo l'esame di stato ad Hannover.
 Da più di 30 anni ormai Regine Quack Manoussakis risiede in Grecia. Ad Atene, ma anche nei frequenti soggiorni a Vienna, Berlino, Monaco, Parigi, Ginevra si dedica in special modo alla ricerca sul filellenismo tedesco. 
 Nel 1980 alla Libera Università di Berlino sotto il professore dott. Mathias Bernath si laurea in filellenismo con la tesi "Der deutsche Philellenismus während des griechischen Freiheitskampfes, 1821-1827".
 La sua tesi è stata pubblicata dall'editore R.Oldenbourg a Monaco nel 1984 nella collana di lavori dell'Europa sud-orientale n° 79. Ha lavorato per anni alla scuola tedesca di Atene come insegnante di lingua.
 Dal 1975 prende regolarmente parte a congressi locali ed internazionali della società per gli studi Peloponnesici, come ad altri convegni storici. Ha pubblicato numerosi studi singoli soprattutto su riviste scientifiche greche, alcuni anche su riviste tedesche.
 Dal 1984 Regine Quack Manoussakis vive nell'Argolide ad Assini in provincia di Nauplia, città gemellata con Ottobrunn.

domenica 4 marzo 2018

Ατιμία θα συμβεί εάν χέρι ελληνικό υπογράψει την αναγνώριση του Σκοπιανού κράτους που θα περιλαμβάνει την λέξη Μακεδονία σε οποιαδήποτε μορφή.

Γεώργιος Βλάχος 03/03/201821:18 Στο Πρώτο Θέμα


Τα εκατομμύρια των ανωνύμων και αφανών Ελλήνων διατρανώνουν, έστω και κάπως καθυστερημένα, εδώ και χρόνια στην Οικουμένη την Ελληνικότητα της Μακεδονίας ή τη Μακεδονικότητα της Ελλάδας και αγωνίζονται για το δίκαιο των Μακεδόνων ενάντια στην Μανία, των αχ ναι, iσχυρών φίλων και συμμάχων της Πατρίδας μας οι οποίοι ξεδιάντροπα ισχυρίζονται ότι είναι οι προστάτες της Ελλάδας και πρέπει να τους είμαστε ευγνώμονες επειδή με την βοήθεια και προτροπή της ελληνικής κυβέρνησης θεμελιώνουν σήμερα την μελλοντική συρρίκνωση της Ελλάδας. 
Φυσικά μας είναι γνωστό ότι δίκαιο έχει ο δυνατός, ή αυτός που έχει για πολλούς και διάφορους λόγους την προστασία δυνατών,  Οικονομικά και Πολιτικά,συμμάχων! 
Γνώμη μου είναι, ότι δεν πρέπει να τους κάνουμε την χάρη και να τους δωρίσουμε το Μεγαλείο του Μακεδονικού Ελληνισμού. 
Αυτή η ατιμία, όμως θα συμβεί εάν χέρι ελληνικό υπογράψει την αναγνώριση του Σκοπιανού κράτους που θα περιλαμβάνει την λέξη Μακεδονία σε οποιαδήποτε μορφή. 
Το σύνδρομο του Μακεδονισμού τους είναι αρρώστια, καταντάει δε τελικά σε Σύμπλεγμα Κατωτερότητας επειδή ντρέπονται να πουν ότι είναι Σλάβοι και έτσι θέλουν να είναι κάτι το καλύτερο με το οποίο ουδεμία σχέση έχουν. 
'Ολος ο πλανήτης ας τους ονομάσει όπως οι ίδιοι επιθυμούν. Χωρίς την αναγνώριση από την Ελλάδα δεν θα έχουν επιτύχει τον σκοπό τους. Κάποτε όταν αλλάξουν τα οικονομικά, πολιτικά και άλλα συμφέροντα τότε οι εσκεμμένα σήμερα ανίδεοι των επιστημονικών ιστορικών γεγονότων, δήθεν δημοκράτες της δύσης θα ομολογήσουν ότι οι Σκοπιανοί είναι αποκλειστικά και μόνο Σλάβοι και ο Μακεδονισμός τους ήταν και είναι το αποτέλεσμα πολύχρονης Πλύσης Εγκεφάλου. 
Η ερώτησή μου στον κύριο Γιουνκερ είναι η εξής: Πως και γιατί όλες οι καπιταλιστικές κυβερνήσεις των ελεύθερων δήθεν κράτων της δύσης πήραν την σκυτάλη από τον Στάλιν και τον Τίτο και από όλα τα άλλα κομμουνιστικά κράτη και θέλουν να επιβάλουν στην Ελλάδα αυτό που δεν κατάφερε να κάνει ο τότε διεθνής κομμουνισμός; 
Από πότε μεταμορφωθήκατε σε Κομμουνιστές; 
Γιατί επιμένετε να διαλύσετε την Ελλάδα και υποστηρίζετε ένα Γιγαντιαίο Ψέμα, και μία Μεγάλη απάτη; 
Ισχυρίζεσθε ότι ένα μεγάλο κράτος όπως (η Ελλάδα;) απειλεί ένα μικρό κράτος αυτό των Σκοπίων. Εδώ πρόκειται για ένα παραμύθι από τις Χίλιες και μιά Νύχτα. Δεν θέλετε να δείτε ούτε και να ακούσετε. 
Εάν στην περίπτωσή μας καταπιέζεται ένα κράτος αυτό είναι η Ελλάδα! Σύσσωμη η Ευρωπαϊκή Ενωση μαζί με τα άλλα ευρωπαϊκά κράτη, και το ΝΑΤΟ εξασκούν Αφόρετη Πίεση στην Ελλάδα για να δωρίσει στα Σκόπια την Ιστορία της και τον Πολιτισμόν της. 
Και κάτι που πρέπει να γνωρίζετε.Τόσο η ένταξη της φίλης Τουρκία, και των συμπαθητικών Σκοπιανών περνάει από την Ελλάδα, όπως επίσης και η ένταξη των Σκοπιανών στο ΝΑΤΟ. 
Ελπίζω ότι τόσο ο κύριος Τσίπρας όσο και ο κύριος Κοντζιάς θα διατηρούν στα στήθη τους μία σπίθα πατριωτικής αγάπης. 
Στον λαό, όπως θα διαπιστώσατε απο την λαοθάλασσα στα δύο μεγάλα Συλλαλητήρια υπάρχει αυτή η σπίθα, ας μην επιτρέψουμε να γίνει φλόγα. 
Εμπρός λοιπόν αλλάξετε πορεία.